C'era una volta una pecora diversa da tutte le altre. Le pecore, si sa, sono bianche; lei invece era nera, nera come la pece. Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto bianco spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco: «Guarda una pecora nera! Che animale originale; chi crede mai di essere?». Anche le compagne pecore le gridavano dietro: «Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?». La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non riusciva a digerirle. E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: "Almeno là avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all'ombra dei pini." Ma nemmeno in montagna trovò pace. «Che vivere è questo? Sempre da sola!», si diceva dopo che il sole tramontava e la notte arrivava. Una sera, con la faccia tutta piena di lacrime, vide lontano una grotta illuminata da una debole luce. «Dormirò là dentro!» e si mise a correre. Correva come se qualcuno la attirasse. «Chi sei?», le domandò una voce appena fu entrata. «Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dal gregge». «La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c'era posto con gli altri nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!». La pecora nera era piena di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo Gesù. «Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!». Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò stretta stretta al bambino e lo accarezzò con la sua lana. Gesù si svegliò e le bisbigliò nell'orecchio: «Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!».
D’Ambrosio Angelillo
dal Messaggio natalizio Natale 2011 di Papa Benedetto XVI
Vieni a salvarci!
Questo è il grido dell'uomo di ogni tempo,
che sente di non
farcela da solo
a superare difficoltà e pericoli. Ha bisogno di mettere
la sua mano in una mano più grande e
più forte, una mano che dall'alto si
tenda verso di
lui. ... Egli è
stato inviato da Dio Padre per salvarci soprattutto dal male
......cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero,
rivolgiamoci al Bambino di Betlemme, al Figlio della
Vergine Maria, e diciamo: “Vieni a salvarci!”. Lo ripetiamo in unione
spirituale con tante persone che vivono situazioni particolarmente difficili, e
facendoci voce di chi non ha voce.
Il Signore doni conforto alle popolazioni del Sud-Est
asiatico, particolarmente della Thailandia e delle Filippine, che sono ancora
in gravi situazioni di disagio a causa delle recenti inondazioni.
Il Signore soccorra l’umanità ferita dai tanti
conflitti, che ancora oggi insanguinano il Pianeta. Egli, che è il Principe
della Pace, doni pace e stabilità alla Terra che ha scelto per venire nel mondo,
incoraggiando la ripresa del dialogo tra Israeliani e Palestinesi. Faccia
cessare le violenze in Siria, dove tanto sangue è già stato versato. Favorisca
la piena riconciliazione e la stabilità in Iraq ed in Afghanistan. Doni un
rinnovato vigore nell’edificazione del bene comune a tutte le componenti della
società nei Paesi nord africani e mediorientali.
La nascita del Salvatore sostenga le prospettive di
dialogo e di collaborazione in Myanmar, nella ricerca di soluzioni condivise.
Il Natale del Redentore garantisca stabilità politica ai Paesi della Regione
africana dei Grandi Laghi ed assista l’impegno degli abitanti del Sud Sudan per
la tutela dei diritti di tutti i cittadini.
"diamo
voce a chi non ha voce"dicendo:
Gesù, vieni a salvarci!
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