Carissimi
bambini, vi invito a leggere questa bellissima storia, che ho trovato nel web.
“L'albero
che non conosceva l'autunno”
C’era una volta un albero molto giovane. Era nato in una serra,
poi era stato trapiantato in un boschetto: qui, per tutta la primavera e
l’estate si era trovato benissimo. Ma un mattino accadde una cosa strana: le
rondini partirono. «Perché se ne vanno?» chiese l’albero. «Non sopportano il
freddo» spiegò lo scoiattolo. «Sai com’è
sta arrivando l’autunno con le piogge ed il vento, poi giungerà l’inverno e ci
sarà gelo dappertutto.» «Ma come faremo noi che non sappiamo volare?» chiese
l’albero. «Oh, io me ne
starò al calduccio nella mia casetta e tu andrai in letargo.» «Che cosa vuol dire?» «Penso sia
come dormire» rispose lo scoiattolo e poi se ne andò.
L’albero rimase pensieroso: da quando era nato non era mai
andato in letargo. «Chiederò spiegazioni» Pensò tra sé: ”I gatti devono
sicuramente saperne qualcosa: non fanno altro che dormire tutto il giorno!”
Passava di lì un gatto selvatico e l’albero ne approfittò subito: «Ehi tu,
quando dormi vai per caso in letargo? Come fai?» «Facile» rispose il gatto. «Giro
tre volte su me stesso, mi acciambello e chiudo gli occhi.» “Semplice e rapido”
pensò l’alberello. Tentò quindi di girarsi, di acciambellarsi e di chiudere gli
occhi…ma non ci riuscì.
«Forse esiste un altro
sistema, lo chiederò al ghiro» pensò. «Beh» disse il ghiro tra uno sbadiglio e
l’altro «prima devi mangiare tantissimo e diventare grasso, poi ne riparleremo.»
L’albero cercò di mangiare il più possibile ma, per qualche misterioso motivo,
non ingrassava nemmeno di un etto. “Forse la faccenda del grasso non è molto
importante” pensò allora e svegliò il ghiro per chiedergli qualche
precisazione. «Allora che cosa devo fare per andare in letargo?» «Devi
respirare non più di otto volte al minuto» gli rispose pazientemente il ghiro. «Quando
diventerai freddo il tuo cuore dovrà battere molto lentamente…»
Probabilmente questo era
un ottimo sistema per il ghiro, ma il povero albero non riusciva a fare cose
così difficili. Intanto le giornate si erano fatte più fredde, la pioggia
cadeva, il vento soffiava e la nebbia avvolgeva i rami dell’alberello. “Morirò
certamente di freddo” pensò l’albero e mentre cercava una soluzione al suo caso
disperato, sentì che gli occhi gli si chiudevano. Senza pensarci chiuse
istintivamente i piccoli tubi dentro i quali passava la ninfa, il suo sangue e
nutrimento, e si addormentò. Le foglie
caddero una ad una e l’alberello non se ne accorse neppure.
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