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Benvenuti a tutti. Ciao bambini. Sono la maestra Rosaria. Sorpresi? Anche se in ritardo ho mantenuto la promessa ed ora eccomi qua, su questo blog, dove passeremo un po' di tempo insieme. Saluto anche tutti i bambini e le colleghe che non conosco, sperando che vorranno condividere con noi esperienze, emozioni, sentimenti, sensazioni, idee.
Allora pronti? Salite tutti a bordo e ripercorriamo insieme le tappe più significative del nostro percorso.

sabato 31 gennaio 2015

L “Anàrgiro...”

 
Tutti in chiesa per “festeggiare” i nostri Santi Patroni San Ciro e San Giovanni.  


 
 
 
 
31 gennaio: Festa dei nostri Patroni
 San Ciro nacque tra il terzo e il quarto secolo nella ridente cittadina di Alessandria d’Egitto. Egli esercitava l'arte medica, somministrando cure gratuite ai poveri e indigenti, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “anàrgiro”(dal greco anargyros, senza denaro), e incitava i malati a trovare conforto nella fede e nella preghiera. Ridonava la salute tanto ai corpi quanto alle anime e convertì molti pagani al cristianesimo. Sofronio dice espressamente:
« Allorché intanto visitava gli infermi, mettendo in non cale i precetti di Galeno, d’Ippocrate, e di altri autori consimili.
 San Ciro aveva la peculiarità di indirizzare sulla retta via quanti commettevano errori e cadevano in tentazioni diaboliche. Fu proprio questa sua peculiarità ad infastidire Siriano il prefetto della città, il quale ordinò il suo arresto. Per evitare la persecuzione San Ciro decise di ritirarsi in Arabia Petrea, presso la piccola oasi di Ceutzo, nel deserto, dove, raggiunse uno stato di serenità e religiosità perfetta.
 Durante questa Sua vita eremitica, conobbe il legionario Giovanni della città di Edessa, oggi Urfa in Mesopotamia. I dati biografici su Giovanni sono pochi e incerti; si sa solo che intraprese la carriera militare e che poi fu costretto ad abbandonare l’esercito a causa dell’editto di epurazione, emanato contro i soldati cristiani da Diocleziano nel 298. Egli infatti scelse di rinunciare al titolo e ai privilegi militari per professare la fede cristiana, e raggiunse Ciro a Ceutzo, dove i due condivisero la vita ascetica per quattro anni.
 
 In seguito all’intensificazione della persecuzione contro i cristiani ad opera di Diocleziano, Ciro e Giovanni decisero di lasciare il proprio eremo e di ritornare ad Alessandria per sostenere i fratelli nella fede.
 Essi furono scoperti e accusati di insinuare alle donne arrestate il disprezzo per gli dei e il loro culto. Vennero portati presso il prefetto Siriano, il quale comandò che venissero torturati. Così, alla presenza delle donne, essi vennero condannati alla morte più atroce. I supplizi loro inferti furono tra quelli più conosciuti all’epoca: flagelli, chiodi, ustioni con torce ai fianchi, pece bollente, versamento di sale e aceto sulle piaghe. Ma le donne alessandrine, confortate dal loro esempio, rifiutarono di rinunciare alla propria fede e vennero spietatamente trucidate. Subito dopo Ciro e Giovanni, con la decapitazione, subirono l’eroico martirio: era il 31 gennaio del 303.
 
Mons. Giovanni Battista Repucci, Vescovo di Vico Equense, riuscì ad ottenere dai Padri Gesuiti del Gesù Nuovo di Napoli alcune reliquie dei Santi, le quali furono accolte solennemente alla Marina di Vico il 5 maggio 1686. Esse consistevano in una mascella superiore con cinque molari e quattro denti, un osso lungo e grosso quanto un dito ed un altro osso piccolo per quanto riguarda San Ciro; per San Giovanni, invece, si ebbe una mascella con quattro molari, un osso della dimensione di un dito piccolo ed un altro ossicino. Dal 1686 divenne poi tradizione festeggiare, oltre l’ anniversario del martirio il 31 gennaio, anche la traslazione delle reliquie a Vico; prima la festa avveniva nel mese di maggio, ora a fine agosto.
 
Ogni anno, i pescatori, sfidando il freddo invernale e a piedi nudi, portano a spalle le statue in legno e cartapesta del medico di Alessandria “San Ciro” e del soldato di Edessa “san Giovanni” in processione per le strade della nostra Cittadina. 
  

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