Tutti in chiesa per “festeggiare” i nostri Santi
Patroni San Ciro e San Giovanni.
31 gennaio: Festa dei nostri Patroni
San Ciro
nacque tra il terzo e il quarto secolo nella ridente cittadina di Alessandria
d’Egitto. Egli esercitava l'arte medica, somministrando cure gratuite ai poveri
e indigenti, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “anàrgiro”(dal greco
anargyros, senza denaro), e incitava i malati a trovare conforto nella fede e
nella preghiera. Ridonava la salute tanto ai corpi quanto alle anime e convertì
molti pagani al cristianesimo. Sofronio dice espressamente:
« Allorché intanto visitava gli infermi, mettendo in
non cale i precetti di Galeno, d’Ippocrate, e di altri autori consimili.
San Ciro
aveva la peculiarità di indirizzare sulla retta via quanti commettevano errori
e cadevano in tentazioni diaboliche. Fu proprio questa sua peculiarità ad
infastidire Siriano il prefetto della città, il quale ordinò il suo arresto.
Per evitare la persecuzione San Ciro decise di ritirarsi in Arabia Petrea,
presso la piccola oasi di Ceutzo, nel deserto, dove, raggiunse uno stato di
serenità e religiosità perfetta.
Durante
questa Sua vita eremitica, conobbe il legionario Giovanni della città di Edessa,
oggi Urfa in Mesopotamia. I dati biografici su Giovanni sono pochi e incerti;
si sa solo che intraprese la carriera militare e che poi fu costretto ad
abbandonare l’esercito a causa dell’editto di epurazione, emanato contro i
soldati cristiani da Diocleziano nel 298. Egli infatti scelse di rinunciare al
titolo e ai privilegi militari per professare la fede cristiana, e raggiunse
Ciro a Ceutzo, dove i due condivisero la vita ascetica per quattro anni.
In seguito
all’intensificazione della persecuzione contro i cristiani ad opera di
Diocleziano, Ciro e Giovanni decisero di lasciare il proprio eremo e di
ritornare ad Alessandria per sostenere i fratelli nella fede.
Essi furono
scoperti e accusati di insinuare alle donne arrestate il disprezzo per gli dei
e il loro culto. Vennero portati presso il prefetto Siriano, il quale comandò
che venissero torturati. Così, alla presenza delle donne, essi vennero
condannati alla morte più atroce. I supplizi loro inferti furono tra quelli più
conosciuti all’epoca: flagelli, chiodi, ustioni con torce ai fianchi, pece
bollente, versamento di sale e aceto sulle piaghe. Ma le donne alessandrine,
confortate dal loro esempio, rifiutarono di rinunciare alla propria fede e
vennero spietatamente trucidate. Subito dopo Ciro e Giovanni, con la
decapitazione, subirono l’eroico martirio: era il 31 gennaio del 303.
Mons.
Giovanni Battista Repucci, Vescovo di Vico Equense, riuscì ad ottenere dai
Padri Gesuiti del Gesù Nuovo di Napoli alcune reliquie dei Santi, le quali
furono accolte solennemente alla Marina di Vico il 5 maggio 1686. Esse
consistevano in una mascella superiore con cinque molari e quattro denti, un
osso lungo e grosso quanto un dito ed un altro osso piccolo per quanto riguarda
San Ciro; per San Giovanni, invece, si ebbe una mascella con quattro molari, un
osso della dimensione di un dito piccolo ed un altro ossicino. Dal 1686 divenne
poi tradizione festeggiare, oltre l’ anniversario del martirio il 31 gennaio,
anche la traslazione delle reliquie a Vico; prima la festa avveniva nel mese di
maggio, ora a fine agosto.
Ogni anno, i
pescatori, sfidando il freddo invernale e a piedi nudi, portano a spalle le
statue in legno e cartapesta del medico di Alessandria “San Ciro” e del soldato
di Edessa “san Giovanni” in processione per le strade della nostra Cittadina.